Читать онлайн «Lady Anna»

Автор Энтони Троллоп

Instancabile narratore, sia per il numero di romanzi scritti (quarantasette), sia per la loro mole, sia per la preferenza riservata ai cicli di famiglie e di città in cui intrecciare avventure complicate, Anthony Trollope è, assieme a Thackeray e a Dickens, un classico dell’età vittoriana e le sue opere offrono lo spaccato di forse più meticolosa precisione descrittiva della realtà sociale dell’epoca. A differenza di gran parte della sua opera, Lady Anna non si colloca entro un ciclo (i cosiddetti «ciclo del Barsetshire» e «ciclo di Palliser», i più popolari). Lui lo considerava «il migliore romanzo che io abbia mai scritto!», eppure non ebbe il successo degli altri tra il pubblico dei contemporanei, per la ragione che lo rende a noi più interessante. Racconta di un intricato processo per il riconoscimento di un lascito ereditario e di un titolo nobiliare a una giovine, intorno al quale si accumulano vicende e peripezie di ogni tipo, e dietro il quale si cela e si muove in realtà una contesa ideologica: quella tra i diritti della nobiltà di nascita e le pretese del merito borghese. Un tema scabroso che gli ambienti vittoriani non amavano dover dibattere. E questo aggiunge forza di verità alla trollopiana gigantografia delle classi dirigenti di quel tempo.

Anthony Trollope (1815-1882), autore di quarantasette romanzi, dei grandi della letteratura inglese dell’Ottocento è il meno conosciuto in Italia, nonostante lo straordinario successo tra i lettori di lingua inglese e la fortuna più recente tra i critici. Questa casa editrice di Trollope ha pubblicato: Orley Farm (1999), Un’autobiografia (2008), La vita oggi (2010) e tutti i romanzi del «ciclo del Barsetshire»: L’amministratore (2003), Le torri di Barchester (2004), Il Dottor Thorne, La Canonica di Framley (2001, 2006), La Casetta ad Allington (2007) e Le ultime cronache del Barset (2009)

La memoria

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DELLO STESSO AUTORE

in questa collana

L’amministratore

Le torri di Barchester

Il Dottor Thorne

La Canonica di Framley

La Casetta ad Allington

Le ultime cronache del Barset

La vita oggi

nella collana «Il gioco delle parti. Romanzi giudiziari»

Orley Farm

nella collana «La nuova diagonale»

Un’autobiografia

Anthony Trollope

Lady Anna

Con una nota di Remo Ceserani

Traduzione di Rossella Cazzullo

Sellerio editore Palermo

2003 © Sellerio editore via Enzo ed Elvira Sellerio 50 Palermo

 

 

 

 

Titolo originale: Lady Anna

 

 

Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore.

È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata.

 

 

EAN 978-88-389-2591-7

Lady Anna

Capitolo I I primi eventi nella storia di Lady Lovel

Spesso le donne sono state maltrattate dagli uomini, ma forse nessuna donna ha mai subito maltrattamenti peggiori, crudeltà più feroci di quelle che ricevette in sorte Josephine Murray da parte del Conte Lovel, a cui si unì in matrimonio nella chiesa parrocchiale di Applethwaite – una parrocchia senza villaggio, tra le montagne del Cumberland – il 1 giugno del 181*. Che il matrimonio risultasse valido secondo tutte le norme della Chiesa, ammesso che Lord Lovel avesse i requisiti legali per sposarsi, nessuno lo mise mai in dubbio; né il conte dichiarò mai che non fosse tale. Lovel Grange è una piccola residenza, circondata da una piccola proprietà terriera – piccola per essere la dimora di un ricco aristocratico – che si trova tra le montagne che separano il Cumberland dal Westmoreland, a circa dieci miglia da Keswick, incantevole per il fulgore del tappeto erboso e il rigoglio del terreno boscoso intatto, per la vicinanza di montagne incombenti e per la bellezza di Lovel Tarn, un laghetto appartenente alla proprietà, punteggiato da isolette, ognuna delle quali è coperta da un suo boschetto di agrifogli, betulle e querce nane. La casa in sé è mediocre, mal costruita, con corridoi dispersivi e camere basse, ed è un’abitazione cupa, dall’aria infausta. Quando Josephine Murray vi fu condotta subito dopo le nozze, la trovò molto cupa e infausta; ma amava i laghi e le montagne e fantasticava su una vaga e misteriosa gioia di vivere che le sarebbe venuta dall’aspetto selvaggio della sua dimora.