Raymond F. Jones
Raymond F. Jones
Corso per corrispondenza
Il vecchio sentiero che correva dalla fattoria alla cassetta delle lettere sulla strada era la stessa pista polverosa che ricordava da molti eoni prima. L’alto strato della polvere estiva si smuoveva lento e incerto ai suoi piedi. Perché le impronte del suo piede sinistro erano salde e profonde come lo erano state quando aveva percorso per l’ultima volta quel sentiero, ma là dove si muoveva il suo piede destro, veniva tracciata una linea frastagliata e continua, con depressioni irregolari, e c’era il segno nitido di un bastone accanto alle impronte strascicate.
Alzò per un attimo gli occhi al cielo quando una formazione di aerei passò sopra la sua testa, proveniente dalla base per l’addestramento all’alta acrobazia, a cinquanta miglia di distanza. Fu colto da una viva nostalgia, un desiderio che quasi lo sopraffece, nei confronti degli uomini che aveva conosciuto… e Ruth.
Era a casa; era tornato vivo, ma tanti di loro erano morti, non sarebbero mai tornati, e a cosa serviva?
Con Ruth morta niente serviva. Per un attimo sentì gli occhi bruciargli, per l’intimo dolore… gli fecero male come se lo scoppio d’una bomba l’avesse accecato, quando ricordò quel giorno nel piccolo ospedale da campo quanto l’aveva vista morire e aveva udito il rombo degli aerei che passavano sopra, in alto.
Più tardi, aveva preso il volo da solo, ignorando gli ordini, deciso a morire insieme a lei, ma dopo aver trascinato con sé il maggior numero possibile di nazisti. Ma non era morto. Ne era venuto fuori con una gamba frantumata da una pallottola esplosiva ed era stato mandato a casa ad arrugginire e a morire un po’ per volta, un anno dopo l’altro.
Scosse la testa e cercò di scacciar via questi pensieri dalla sua mente. Stava sbagliando.
I medici l’avevano avvertito…Riprese la sua lunga marcia, trascinandosi dietro la gamba mezza inutile. Quello era lo stesso sentiero si era precipitato di corsa tante volte anni prima, d’estate. C’erano una pozza per nuotare e uno stagno per pescare a un quarto di miglio da lì. Cercò di cancellare il ricordo della tragedia con la rievocazione di quei giorni felici. Socchiuse gli occhi e si sforzò di spazzar via dalla mente la paura e l’amarezza.
Erano le dieci del mattino e il signor McAfee, il postino di campagna, era in ritardo, ma Jim Ward intravide a un miglio di distanza, sulla strada, la sua Ford vecchia e sbuffante che sollevava una nuvolaglia di polvere.
Jim era pesantemente appoggiato al robusto palo di legno di cedro che reggeva la cassetta delle lettere, e quando il signor McAfee si avvicinò con passo saltellante, riusci a salutarlo con la mano e a sorridere con allegria.
Il signor McAfee si riaggiustò gli occhiali a cavalcioni sul naso, muovendo rapidamente le dita come sui pistoni d’un trombone.
«Buon Dio, Jim, è un piacere vederti in giro!»
«Fa un bell’effetto essere in piedi». Jim riuscì a infondere entusiasmo nella sua voce. Ma sapeva che non sarebbe riuscito a parlare molto a lungo col vecchio Charles McAfee… come se niente fosse cambiato dall’ultima volta».